domenica 23 febbraio 2014


E- Come Ecate (Hekate o Hecate)



 



Figlia del titano Crio, è la dea delle streghe, la cui antica prerogativa è poter concedere ai mortali qualsiasi desiderio. Ecate la Giovane, detta anche Crataeis (la Potente) è, quindi, la patrona di tutte le arti divinatorie e dei rituali ad essi associati.
Essendo Ecate dea della profezia, della luna, della notte, dei boschi, dei lupi e dei trivii, dobbiamo necessariamente accantonare molti risvolti esoterici ed, in questa sede, proporre solamente due note esplicative.
Il ruolo che Ecate svolge in vari misteri che coinvolgono Demetra e Persefone è altamente speculativo, data la natura di questi oscuri misteri, ma abbastanza probabile.

La stretta connessione tra le tre dee è probabilmente il primo, e forse unico, esempio di una tripla-dea che rappresenta le tre fasi della vita di una donna: la giovine (Ecate), la sposa (Persefone) e la madre (Demetra). Ciò è in sintonia con ogni antica raffigurazione della dea come una ragazza o giovane donna.
Il gruppo costituito da Artemis, Selene e Ecate è scarsamente documentato fin dai tempi dei romani, e raramente si sono trovate rappresentazioni nella stessa Grecia. Secondo L.R. Farnell (Hekate in Art): "La prima raffigurazione di Ecate di cui abbiamo conoscenza è una piccola terracotta trovata ad Atene, con una dedica ad Ecate, nello stile del VI sec. a.C.
La dea è seduta su un trono con una ghirlanda sulla sua testa". Le successive raffigurazioni la vedono prima come un singola fanciulla, quindi come una donna con tre teste o sei braccia o tre corpi, spesso uno di schiena all'altro e recanti numerosi oggetti e simboli nelle mani.
Altro titolo di Ecate è Phosphoros, "portatrice di luce", ed è probabilmente legato alla sua immagine più nota, quella del tedoforo. Altre divinità erano talvolta portare una sola torcia, ma pochi sono stati identificati in modo chiaro con torce. Secondo un noto punto di vista è che questo simboleggia Hekate come dea-Luna ma è più probabile che il titolo e torce erano originariamente associate a un ruolo guida e guardiano in Misteri e quindi la funzione è stata connessa a quello della Propolos. Phosphoros è stato anche il nome greco per la "stella del mattino", il pianeta Venere.
Ecate la Giovane ha un posto di primo piano nei culti misterici di Orfeo, tant'è che compare nel primo inno orfico ove viene celebrata come la Signora che possiede le chiavi dell'universo:

Celebro Ecate trivia, amabile protettrice delle strade,
terrestre e marina e celeste, dal manto color croco,
sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti,
figlia di Crio, amante della solitudine superba dei cervi,
notturna protettrice dei cani, regina invincibile,
annunciata dal ruggito delle belve, imbattibile senza cintura,
domatrice di tori, signora che custodisce le chiavi del cosmo,
frequentatrice dei monti, guida, ninfa, nutrice dei giovani,
della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti,
benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso.


In tutta l'antichità ci sono state manifestazioni di devozione pubblica a Ecate, spesso per il bene di una intera comunità. È quindi del tutto possibile che tali immagini negative sono state semplicemente un motivo letterario, un riflesso delle paure.
Per quanto riguarda i luoghi del culto di Ecate, i primi reperti archeologici ci portano, in prevalenza, sul Mar Egeo ed in Asia Minore. Terre come la Tracia, sulla riva settentrionale del Mar Egeo, o Karia in Asia.

I Simboli Di Ecate:

Ecate custodisce e presiede i crocevia: qualunque incrocio, in particolare quello di incontro di tre vie, è a lei sacro ed un tempo vi erano edificate edicole ed effigi in suo onore.
Molte credenze e rituali di derivazione contadina approdano nella loro fase culminante proprio nei crocevia e ai trivi. Proprio in questi luoghi si portano le offerte in suo onore.
Poste agli incroci di tre strade, le statue di Ecate proteggevano i viandanti, aiutandoli a scegliere il percorso giusto e ad individuare i passaggi meno rischiosi. Ecco perché in alcune rappresentazioni Ecate ha addirittura tre teste, ognuna che guarda in una diversa direzione.
La cristianità ne ha fatto invece territorio diabolico dove vi si seppellivano i suicidi. Il crocicchio è, al contrario, un posto di concentrazione di energie: le strade, i cammini, i destini si incrociano e portano ad una scelta. Ecate è la dea delle scelte e della libertà di scelta.

La torcia è come abbiamo detto uno degli attributi fondamentali di Ecate, luce che illumina le tenebre, sapienza divina, essenza divina di luce. La torcia di Ecate serve a illuminare le anime nel loro passaggio dalla luce all'oscurità, ma anche
ad accendere la scintilla della vita per farla uscire dalle tenebre. La coppia Apollo - Ecate presente in molti luoghi oracolari (es Sibilla Cumana) ci parla anche di due facce della luce di saggezza: quella apollinea della luce diurna e quella interiore
di Ecate notturna.

Il coltello appare in molte rappresentazioni di Ecate, forse associato al suo ruolo di levatrice (per tagliare il cordone ombelicale), ma è associato anche al suo ruolo di accompagnatrice nella morte, dove taglia i legami fra il corpo fisisco e lo spirito.

Quello della chiave è un attributo significativo di Ecate guardiana delle soglie.
Hekate Kleidoukoz (Kleidoukos) è “Colei che tiene la chiave” che controlla il passaggio dal mondo della superficie al mondo ctonio dell'Ade., dal regno del conosciuto a quello dello sconosciuto. Ecate guida di Persefone agli Inferi è anche la custode dei misteri, la sacerdotessa che trasmette i segreti della conoscenza.

Appartenente al mondo animale è il simbolo del serpente, associato all'idea del labirinto.
Il serpente è animale che emerge dal mondo ctonio, associato alla rigenerazione e al rinnovamento per il suo cambiare pelle.

Nel cosidetto Oracolo caldeo, edito ad Alessandria, la Dea era associata al simbolo noto come ruota di Ecate, con forme serpentine che disegnano una figura labirintica a tre direzioni.
Triplicità, vita morte e rinascita, rinnovamento e altri dei suoi significati sono racchiusi in questo simbolo.


Il cane è invece simbolo dell’Oltretomba, antica guida per i morti.
Le apparizioni o la presenza di Ecate ai crocicchi era manifestata proprio dai latrati lontani dei cani. Numerosi sono i simboli che condivide con la figura di Cerbero, custode dell’Ade.

Altri animali simbolo di Ecate sono i cavalli e i gatti neri.  La civetta è sua messaggera. I suo carro è tirato da dragoni.


La Luna Calante:


Ecate vista come rappresentante la fase calante della luna, ci reca l'immagine della donna nell'età che coincide con la menopausa e la post-menopausa. Un tempo che contiene in sé la fanciulla e la madre, ma che di esse non conserva più gli obblighi, solo i doni. Contrariamente a quanto si pensa delle donne anziane, questa è una fase della vita in cui vi è saggezza, capacità introspettiva, ma anche indipendenza e potere sessuale e creativo.
L’anziana è l’agente del cambiamento e della trasformazione, poiché l’aver vissuto la pienezza della vita le permette di abbandonarsi all’oscurità e alla trasformazione, accogliendo il mistero della morte.
E’ questa Ecate, o Baba Yaga, o la Nonna Donna Ragno o la Morrigan ed altre ancora, antiche dee
che rappresentano quella fase delle vita in cui è possibile, finalmente libere dai ritmi produttivi della giovinezza, sviluppare il lato magico, lasciando finalmente emergere la sciamana, la donna medicina o la guaritrice di campagna che è presente in ognuna di noi.

La Dea Delle Ombre:

Per il mito, Ecate è parente ed antenata di Circe la quale, a sua volta, lo è di Medea: tre generazioni di maghe che rappresentano gli aspetti ambivalenti del femminino oscuro, dalla conoscenza del mistero della vita alla magia che manipola e costringe, animata dal desiderio di potere e di vendetta.
A conoscenza delle leggi del mondo delle ombre, Ecate, Circe e Medea incarnano anche l’archetipo della Prima Donna, della Grande Dea alla quale ci si rivolgeva con fiducia ma, più spesso, con spavento poiché Ella poteva donare o riprendere la vita.
Ad Ecate “dei tre volti”, dalla chioma serpentina, veniva attribuita di preferenza proprio quest’aura terrificante dagli Gnostici cristiani e dai neoplatonici che la collocavano nel terzo livello della gerarchia demoniaca femminile con ventisette demoni ai suoi ordini, come ventisette sono i giorni del mese lunare.
Dea dei crocevia, Dea “dai molti nomi”, era detentrice di tutti i segni magici.
Ecate triforme veniva onorata con un simulacro formato da tre maschere con riti mensili di purificazione detti “banchetti di Ecate” in cui si servivano simbolicamente carne di cane ed uova: proprio nelle uova, secondo la tradizione, passava ogni impurità che poteva essere eliminata nel ventre di Ecate, quale divinità delle potenze del sottosuolo.
Si narrava che la terribile Dea si aggirasse di notte con i suoi feroci cani portando i viandanti fuori strada dopo incontri impressionanti con demoni che abitavano il cosiddetto “recesso di Ecate”, una profonda concavità della Luna nella quale, secondo Plutarco, le anime pagavano il fio delle loro colpe prima di morire e diventare demoni che, però, non sempre agivano come spiriti maligni potendo anche diventare di valido aiuto per i viventi.
Per Plutarco, Ecate è la Regina dei Demoni e dei Fantasmi, che portava morte, distruzione e terrore.
Ma, come Dea della Notte, possedeva anche il dono della magia, della comprensione e dell’ispirazione inviando “visioni notturne”. Quale Regina degli Inferi, infatti, era la padrona di tutto ciò che vive nelle zone nascoste della psiche e dell’inconscio.
Ecate, che ai tempi di Omero aveva ancora il “diadema luminoso” e la “mente candida” prima di assumere un’aura tenebrosa, era ritenuta in origine, con le sue tre teste di cane, leone e cavallo, simbolo della primitiva tripartizione dell’anno in tre stagioni.

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